jueves, 23 de octubre de 2008

Guance

Ho dentro parole indecise
che escono solo di notte.
Ho sogni mossi
che si appoggiano su cuscini stropicciati
dalle tue mani nervose.
Ho una chiave e cinque case
che mi attendono pazienti:
sanno che ho bisogno di pareti
per ricordare che i confini non mi spaventano.
Ho pianto e ti ho maledetto
infinite volte
e la pioggia mi ha lavato le guance e le mani.
Ho peccato per sentire il dolore
e provar pena per il mio animo rattrappito.
Ho chiuso occhi orecchie bocca e cuore
per dimenticare i giorni svuotati di colore.
Ho rime scontate da cancellare
e panni stesi che mai si asciugheranno.

Non ho stelle sul soffitto né padri da ammirare.
Ho ferite sui gomiti e catrame da aspirare.
Preferisco dormire in ginocchio e pensare
che non sei stato tu a farmi scoprire il piacere.

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